BERTINOTTI CONTRO I VIDEOGIOCHI

Ci siamo abituati a considerarlo l'inamovibile elemento scenografico dello studio di Porta Porta. Ce lo ricordiamo alla parata militare del due giugno, sorriso ebete e spilletta arcobaleno in stile full metal jacket.
Ora, raggiunta l'agognata poltrona, ci regala un'ulterioriore metamorfosi affrontando il più grave problema della nostra Italia: i videogiochi.
VIDEOGIOCHI: BERTINOTTI, POSSIBILE COMMISSIONE INDAGINE

Segue un commento di McSilvan sul caso "Rule of Rose"

Molte notizie minori sono rivelatrici del funzionamento della microfisica del controllo, del suo adattamento ai nuovi giochi linguistici e simbolici, dei suoi spostamenti di campo.
Questa, sul parere favorevole del presidente della camera ad una commissione di controllo sui videogiochi, rivela la cifra della cultura di controllo del bertinottismo di governo e il suo tentativo di farsi dispositivo securitario dell'immaginario. Il videogioco che avrebbe scatenato la preoccupazione delle istituzioni sarebbe Rule of Rose.
Si tratta della trasposizione in forma videogioco di un horror in cui la protagonista deve uscire da una casa maledetta, un topico direi classicissimo della letteratura dell'orrore. Mentre per il recensore di Zapster la protagonista "in una corsa contro il tempo, sarà chiamata a trovare una via di fuga" dalla casa nelle prese di posizione istituzionale si parla di una trama che "ha come protagonista una bambina che viene sepolta viva dopo atroci violenze psicosessuali" (da Repubblica). Quel che è curioso è che è proprio nelle affermazioni a sostegno dell'istituzione della commissione vi si annida una convinzione più immatura dell'acquisizione di una sterminata schiera di adolescenti: ovvero che la rappresentazione della violenza appartiene al terreno della mimesi e che è forte e socialmente mantenuto il confine tra mimetico e realtà. Insomma, sul piano sociocognitivo, il tredicenne che si spenge di playstation nella cameretta ha una acquisizione immediata del concetto di mimesi più alta di quella dei legislatori della repubblica.
E qui pretendo certo che il presidente della camera, che ha una impostazione culturale che nasconde un pedagogismo illuminato da sinistra socialista dei primi anni '60 e che nel XXI secolo non può che mostrarsi autoritario, comprenda quello che sta succedendo. Stiamo parlando di una persona che rappresenta un sapere al declino, di paretiana persistenza degli aggregati di una cultura che ha perso il contesto storico di riferimento per quanto stia al potere. E' interessante invece capire cosa stia maturando da tre lustri sul piano dei comportamenti grazie allo sviluppo dei videogiochi e della sua interazione con la trama cinematografica. E quel che è successo non è di poco conto: la capacità di immersione nel mimetico un tempo esclusiva dell'attore si è allargata al piano diffuso, quello della microfisica dei comportamenti. Quindi come non è difficile da capire quanto non sia socialmente pericoloso un attore che impersona Landru o Jack the Ripper dovrebbe anche essere facile da comprendere come non siano socialmente pericolose le milioni di persone che in questo momento, all'interno di un dispositivo mimetico tecnologicamente adeguato stanno inscenando sparatorie, demolizioni o disintegrazioni di pianeti. In questo senso, va aggiunto, con una acquisizione in più rispetto a quelle storicamente attribuite allo spettatore: quella di giocare con le regole complesse della mimesi prima riservate solo all'attore.
Ma si sa che alla mutazione diffusa delle capacità espressive segue sempre un dispositivo di controllo ed ecco la patriottica commissione sui videogiochi: un tentativo artigianale di controllo dell'immaginario che fa anche sorridere nel momento in cui con il p2p e le patch salta nella diffusione dei giochi ogni barriera spaziale e linguistica.
Quel che è certo è che all'horror di netta impostazione angloamericana si risponderà con la sceneggiata napoletana. Infatti Clemente Mastella riferirà su questo alla camera.
Del resto, dopo la scomparsa di Mario Merola, chi meglio di lui ?

Certo, alla prima tornata di astensionismo questi spariranno. Peccato, in fondo il teatrino ruspante della politica italiana qualche figura divertente, e quindi confortante, ce la produceva: il pedagogista illuminato e progressista con la erre moscia, l'intrallazzone di Ceppaloni ministro della Giustizia, il faccione di Prodi che evoca il sapore della mortadella emiliana di campagna, l'illusionista ecologista ministro dell'ambiente che cerca di far scomparire il disastro ambientale dietro una cortina di spiccioli strappati nelle commissioni parlamentari. Ma, come diceva Benjamin, le vecchie figure della narrazione scompaiono per far posto ad una nuova bellezza. E di questa, c'è da giurarci, ne abbiamo bisogno.

(McSilvan via Rekombinant)
11/17/06 | | #