Molleindustria: giocare provocando

02/16/2010

Ancora una storia di profeti che sono tali solamente altrove ma non
nella paese che ha donato loro i Natali. In questo caso parliamo di
Paolo Pedercini, meglio conosciuto come Molleindustria,
il misterioso progetto di game designing che da qualche tempo lascia
parecchie gatte da pelare ai benpensanti Italiani. Dicono di progettare
"Radical Games" ed in effetti di giochi che parlano di pedofilia,
embrioni, queer power e revisionismo storico non è che se ne vedano poi
tanti in giro.

I più importanti siti internazionali hanno parlato del suo lavoro e
anche da noi le provocazioni firmate Molleindustria finiscono spesso e
volentieri nei media tradizionali che faticano a comprenderne natura e
scopi. Per parlare di questo ed altro abbiamo contattato proprio Paolo
che risponde dall'altra parte dell'Oceano dove ad appena 28 anni ha
trovato posto come insegnante al Carnegie Mellon University di
Pittsburgh. Cosa dicevamo a proposito dell'essere profeti in patria?

Che tipo di denuncie insulti minacce ricevete? Ce ne puoi
girare alcune tra le più fantasiose? E di denunce vere con tanto di
avvocati?

Sono arrivati pochissimi insulti o minacce, direi una ventina in 6
anni. Ho in corso un processo per "vilipendio alla religione" per
Operazione Pretofilia. La denuncia e' partita da Don Fortunato di Noto,
tristemente famoso per accanirsi contro tutto quello che non gli va a genio su Internet.

Molleindustria sei tu? Siete un collettivo? Anche voi avete
una sigla misteriosa dietro cui si celano personalità multiple come
tutti gli artisti-critici di oggi?

Molleindustria e' un collettivo composto da una sola persona. E' un
progetto aperto, di tanto in tanto sono avvenute collaborazioni ma non
regolarmente come speravo. Confermo: e' una sigla misteriosa sulla scia
di Luther Blissett ed altri. Ultimamente ho abbandonato il mistero
perche' ho capito che e' piu' "sovversivo" dimostrare che e' possibile
fare videogiochi al di fuori di strutture e case di sviluppo.

I videogiochi come arte contemporanea? Se ne parla da anni ma secondo te il messaggio è passato? Qualcuno ci crede veramente?

E' da almeno quindici anni che si vedono videogiochi nell'ambito
della new media art. Ci sono state dozzine di grosse esposizioni
tematiche e una trafila di saggi critici. Persino Bill Viola, il più
quotato artista contemporaneo, sta producendo un videogioco. Il
problema e' che la gente che alimenta il dibattito
videogiochi-come-arte non ha nessuna percezione di quello che veramente
accade del mondo dell'arte. Non c'e'  nessun messaggio da passare
perché nell'arte contemporanea non c'e' nessuna discriminazione sulla
base del medium. Ma se la questione e':"possono i giochi commerciali
essere considerati arte?" La risposta non può essere che no. Al di là
della superficialità e della debolezza concettuale della stragrande
maggioranza dei titoli AAA, c'e' il fatto che il sistema dell'arte si
definisce e ridefinisce per differenza dalle industrie culturali. Il
giorno in cui un titolo mainstream come, ad esempio, Shadow of the
Colossus (uno dei miei giochi preferiti) verrà accettato nel sistema
dell'arte sarà il giorno in cui il sistema dell'arte cesserà di
esistere in quanto tale.

Il fallimento della realtà virtuale, tutti ci ricordiamo il
film "Il Tagliaerbe" ma il nostro presente non gli assomiglia per
niente. Anche second-life si è sgonfiato dopo poco.