Pedoweb, quel gioco contro il Vaticano

06/25/2007

di Gaia Bottà

Roma - Colosseo illuminato, manifesti e manifestazioni per "fermare il Boy Love Day", discusse raccolte di firme. Ma anche arresti, siti messi al bando, monitoraggi e provocazioni: la questione della pedofilia, della pedopornografia, la giornata dell'orgoglio pedofilo scuotono la società civile italiana.

Non può che alimentare il dibattito l'esito dell'operazione "Taras' take over", portata avanti da agenti sotto copertura della Polizia Postale, che, tra l'altro, ha di recente siglato un accordo con Telefono Azzurro, rendendo più efficace il sistema di segnalazione Hot114. A seguito di mesi di indagini fra le chat, l'operazione ha condotto all'arresto di due persone colte in flagranza di reato, ha fatto scattare denunce e sequestri di materiale pedopornografico, coinvolgendo venti persone in dieci regioni.

Nel frattempo, Assoprovider e AIIP, associazioni che rappresentano 250 provider italiani, in un comunicato congiunto, rassicurano coloro che sostengono la via del filtraggio della Rete: hanno provveduto affinché i loro associati mettessero in atto compatti le misure di oscuramento che ritengono siano previste dalla legge nei confronti dei siti messi al bando dal Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia. Un'operazione complessa, soprattutto nel caso in cui i siti in questione risiedano in paesi le cui normative divergono rispetto a quelle italiane. Un'operazione che, ammettono le due associazioni, non consente la totale messa al bando: al fine di aggirare le censure non è troppo difficoltoso "stabilire percorsi alternativi", attuando "intenzionalmente e dolosamente della contromisure idonee a violare il blocco disposto dalle Autorità e previsto dalla Legge".
A muoversi in Rete non sono soltanto gli ISP, che agiscono come "braccio della legge". L'attivo monitoraggio operato da Telefono Arcobaleno, associazione che da anni si batte per la tutela dei diritti dell'infanzia, ha individuato e denunciato alla Magistratura uno scenario complesso, che si costruisce su fitti legami fra gli apologeti della pedofilia e il business della pedopornografia. Telefono Arcobaleno, si legge in un comunicato, si batte quindi contro la "pedofilia culturale", contro il sovrapporsi di libertà di espressione ed espressione di concetti repellenti, che a suo dire non solo rischia di legittimare e normalizzare il comportamento pedofilo, ma che fa da schermo alla pedofilia attiva, nascondendo, dietro a disquisizioni riguardo a questioni etiche, collegamenti a siti che operano nel business del pedoporno. Il presidente dell'associazione Giovanni Arena la definisce una "connection", una connivenza profonda e radicata tra "siti dell'orgoglio pedofilo" come certi siti in Olanda, stato che crede nell'anteposizione della libertà di espressione anche rispetto a tabù culturali come la pedofilia, con siti che spacciano contenuti illegali, che risiedono soprattutto in Russia, patria europea del pedobusiness.

Ma esiste un altro fronte, che si batte contro altre sfaccettature della pedofilia. A seguito delle polemiche sollevate dal documentario BBC Sex Crimes and The Vatican, fra diffusione e rimozioni dalla Rete e programmazione in tv, la "connection" fra Chiesa, silenzi e pedofilia sembra guadagnare sempre più attenzione.
A fianco delle manifestazioni ufficiali, come quella promossa da RnP nei giorni scorsi, si è messa all'opera, in Rete, la celeberrima factory di Molleindustria.

È con Operazione: Pretofilia, l'ennesimo giochino in flash caustico e provocatorio, che Molleindustria esprime il proprio dissenso nei confronti di questa connection. Un torbido intreccio che, a parere di molti, sembra essere legittimato dagli atti pontifici Crimen Sollicitationis e De Delictis Gravioribus, che risparmierebbero possibili colpevoli di atti di violenza su minori da procedimenti giudiziari nei tribunali civili. Lo scopo del gioco di Molleindustria? Distogliere l'attenzione mediatica sfruttando "agenti silenziatori" al soldo del Vaticano, capaci di intimidire testimoni e sottrarre alle forze dell'ordine turpi membri del clero, nell'intento evidente di richiamare su una questione spinosa l'attenzione dei media e dei cittadini.