Il videogioco in Rete scopre la politica

06/22/2004

Presidenziali Usa e guerra al terrorismo gli obiettivi della satira
interattiva, e tra gli sviluppatori si impongono anche gli italiani
di Ivan Fulco

«September 12th» non è un videogioco in Flash come gli altri. Sullo schermo viene mostrata la rappresentazione stilizzata di un villaggio arabo, tra le cui strade si aggirano civili e terroristi islamici. Il giocatore controlla un mirino di precisione. Obiettivo: eliminare i terroristi. Un clic e un missile raggiunge il bersaglio, facendo saltare in aria ogni cosa intorno al punto d’impatto: terroristi, edifici, ma anche civili. Impossibile evitare la strage. Per ogni innocente ucciso, altri civili si trasformano in terroristi, invadendo lentamente lo schermo, aumentando di numero ad ogni missile esploso.

In September 12th non c’è game over. Non si vince e non si perde. Realizzato da Newsgaming.com, più che un gioco, può essere definito uno strumento interattivo per riflettere sui meccanismi della guerra al terrore. Oppure, per usare la definizione corrente, un «political game», un videogioco con un messaggio socio-politico di fondo.

«Chi ha detto che i videogiochi debbano solo divertire?» scrive Gonzalo Frasca, responsabile del progetto Newsgaming.com. Il fenomeno dei political games, in forte crescita negli ultimi anni, cerca in questo modo di sdoganare il videogioco dal ruolo di puro intrattenimento, indagando sulle sue potenzialità comunicative. «I giochi hanno diversi punti di forza - spiega Frasca -. Prima di tutto sono un genere molto popolare tra le persone giovani. Sfruttano codici che i giovani conoscono». In secondo luogo, prosegue, sono ottimi strumenti per offrire una visione d’insieme delle questioni politiche. «September 12th funziona perché mostra al giocatore il sistematico effetto del ‘danno collaterale’: il giocatore può osservare l’interazione di molti elementi e tirare le sue conclusioni».

Evoluzione della vignetta satirica, versione interattiva del cartoon-parodia, il political game sta diventando lentamente il nuovo strumento di critica della rete. «Un equivalente del 21° secolo dei graffiti o delle canzoni politiche», secondo Frasca. Ma il concetto di comunicazione interattiva ha trovato applicazioni diverse. Negli ultimi mesi il soggetto preferito sembrano essere le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, con Democratici e Repubblicani che si attaccano a colpi di giochi in Flash. È il caso di «John Kerry: Tax Invaders», con un Bush-astronave impegnato a respingere la minaccia di nuove tasse prospettata da Kerry, oppure di «Kerry Vs Kerry», incontro di boxe con il candidato democratico contrapposto a sé stesso, con chiaro riferimento alla sua politica, a detta dei repubblicani, generalmente contraddittoria.

Il gruppo italiano La Molleindustria realizza da anni giochi in Flash con messaggi di critica socio-politica. «Memory Reloaded», un memory game con carte a tema politico, è una sarcastica interpretazione del revisionismo storico. Trova le carte uguali, scoprendone solo due alla volta, «attento però - recitano le istruzioni - c'è sempre qualcuno che cerca di cambiare le carte in tavola. La storia potrebbe risultare diversa da come te la ricordi». Così, da una mano all’altra, «la resistenza palestinese» diventa «il terrorismo palestinese» e «la corrotta Prima Repubblica» «la Benemerita Prima Repubblica».

«I videogames - sostiene Molleindustria - influenzano le opinioni delle persone indipendentemente dalle intenzioni degli autori». Eppure il linguaggio-videogioco pare ancora scarsamente sfruttato, con prodotti di spessore che si contrappongono a titoli puramente goliardici, nei quali sfogare ad esempio la propria violenza virtuale contro personaggi dello spettacolo o del mondo politico.

«È la meccanica di gioco l'elemento più forte - prosegue la Molleindustria - ed è quello che occorre cambiare se si intende dire qualcosa di “diverso”. Uno “spara a Bush” difficilmente potrà dire qualcosa di critico sulla politica dell'amministrazione Usa. Verrà accuratamente evitato dal giocatore repubblicano e al massimo potrà far divertire per qualche minuto un democratico frustrato».

E come spesso succede con la satira, anche i political games possono diventare un veicolo di informazione alternativa. Un esempio è «Escape from Woomera», mod di Half-Life in corso di sviluppo da parte di Select Parks. «Un gioco - spiega Frasca - che mostra il campo di prigionia dove il Governo australiano detiene gli immigrati clandestini senza diritto di vedere un avvocato. Questo ha procurato agli autori molti guai con le autorità locali, ma ha permesso ai cittadini australiani di comprendere le condizioni di vita all’interno di questo campo segreto».